Assunta Incarnato, autrice del libro “Quello che i commercialisti non dicono”, presenta…

IL BILANCIO CONFESSA!

Tutto quello che devi sapere per avere sotto controllo la situazione economica, patrimoniale e finanziaria della tua impresa e conseguire

+Fatturato +Utili +Liquidità

Ogni anno spendo veramente tantissimi soldi in formazione per me e il mio team, e posso tranquillamente affermare che questi sono tra i migliori che abbia mai speso: ho preso 25 pagine di appunti idee, “compiti a casa”, informazioni utili, etc.

(vogliamo parlare del test sul Cashflow operativo? 😍🤫)

Alessandro Nuzzi

Imprenditore, Train me up

PARTE V – Caso pratico di analisi

Dopo aver parlato di schemi contabili, di riclassificazioni, di indici… è giunto il momento di passare all’azione, e farti vedere concretamente come si analizza un bilancio.

Vedrai i numeri come non li hai mai visti, e per quello che in fondo sono: dei condensatori di informazioni, che possono essere letti ed interpretati per aiutarti a gestire meglio la tua impresa, e farla crescere nel tempo.

Analizzeremo assieme la situazione contabile di un’azienda di autotrasporti che lavora per il mercato italiano, che ha sede in Italia, che ha adottato ovviamente il regime contabile ordinario.

Avevo a mia disposizione la situazione contabile annuale definitiva relativa al 2016 e al 2017, che ho analizzato conto per conto e poi riclassificato per poterne trarre informazioni utili, che ho condiviso con l’imprenditore.

Cominciamo dallo Stato Patrimoniale.

Capitolo 15 – L’analisi del Conto Economico

Lo schema che segue rappresenta lo Stato Patrimoniale riclassificato secondo liquidità, ossia riordinando i singoli sottoconti dell’Attivo e del Passivo patrimoniale secondo grado di liquidità (per le poste attive) o di esigibilità (per le poste passive).

Per quanto riguarda la liquidità, emergono delle importanti discrepanze: da un confronto con il commercialista emerge che molto probabilmente l’importo di € 148.743, risultante nel bilancio al 31 dicembre 2016, è al lordo di pagamenti di diversa natura effettuati entro la suddetta data ma non rilevati ancora in contabilità.

A mio modo di vedere, potrebbe trattarsi principalmente di pagamenti effettuati a favore dei soci e/o degli amministratori, che pero’ non potevano essere rilevati in contabilità in quanto non inerenti alla gestione: naturalmente possono essere solo congetture, in quanto non è stata svolta una revisione contabile.

Potrebbe tuttavia essere una conclusione plausibile alla luce del fatto che l’anno successivo emerge un credito verso soci pari ad € 109.000 che “sistema” il conto cassa.

Anticipo il fatto che nel conto economico non risulta il compenso a favore degli amministratori/soci: sarebbe stato piu’ corretta tale previsione, in modo da remunerarne adeguatamente il lavoro, e giustificare il prelevamento effettuato.

Tengo infine a precisare che personalmente trovo poco corretto chiudere un bilancio con registrazioni contabili ancora da effettuare, soprattutto tenendo conto del fatto che il suddetto bilancio è stato depositato presso il locale registro imprese, e quindi è ad oggi consultabile da chiunque.

Tra l’attivo circolante spicca l’alto ammontare dei crediti commerciali, in aumento dal 2016 ad oggi, solo in parte giustificato dal proporzionale aumento di fatturato.

Ciò potrebbe esser causato da due fattori:

  • La difficoltà della società di incassare regolarmente i propri crediti a scadenza: questa situazione, se non risolta, può comportare la necessità di aumentare il ricorso a finanziamenti a breve termine (con corrispondente aumento degli oneri finanziari) oltre al rischio di conseguire perdite su crediti.
  • Termini di pagamento concessi ai clienti eccessivamente lunghi, non giustificati né sostenibili per la società nel lungo periodo (al 31 dicembre 2017 la durata media di incasso dei crediti commerciali ammonta a 187 giorni, in peggioramento rispetto a 159 giorni relativo al periodo precedente).

Per ripristinare un certo equilibrio nella gestione dei crediti commerciali è necessario individuare quelli ormai scaduti ed eventualmente darli in gestione ad un legale per l’attivazione delle azioni di recupero.

In futuro potrebbe essere utile attivare un’apposita assicurazione che copra i rischi di mancato incasso dei crediti commerciali, o valutare la possibilità di cedere i crediti commerciali a società di factoring (nella soluzione pro soluto e/o pro solvendo).

In ogni caso si ritiene opportuno accantonare dei fondi rischi su crediti (anche solo di natura civilistica) in modo da tener conto di eventuali future perdite su crediti.

L’impresa presenta limitati investimenti in beni durevoli, essendo parte del parco autocarri e autotreni acquisito in leasing, e figurando così contabilmente come costo di beni di terzi.

Tra le immobilizzazioni finanziarie ho classificato un prelevamento dei soci, che ammonta a € 109.000.

Questo prelevamento è avvenuto in assenza di delibera assembleare e quindi non è imputabile a diminuzione del patrimonio netto; lo si deve quindi ritenere credito che la società vanta nei confronti dei soci, e dato che non è ancora prevista una data di restituzione, l’ho considerato un credito a medio/lungo termine.

Per quanto riguarda il patrimonio netto, esso risulta essere davvero troppo esiguo rispetto al capitale investito in azienda, soprattutto considerando il fatto che molti crediti commerciali sono di dubbio realizzo.  

La situazione deve essere monitorata attentamente, in quanto sembra peggiorare nel corso del 2018, data la perdita provvisoria di € 125.779, non documentata dal bilancio, ma solo dalla situazione contabile provvisoria.

L’apporto di nuova liquidità da parte dei soci potrebbe essere una possibile strategia per il risanamento della posizione debitoria.

Le passività consolidate sono molto contenute, e questo è senz’altro positivo: una possibile strategia di risanamento finanziario potrebbe quindi consistere nel “consolidare” parte del debito (anche fiscale).

Accedendo quindi ad un finanziamento a medio-lungo termine, non revocabile dalla banca, con durata prestabilita, rate periodiche fisse e tasso d’interesse contenuto, la società potrebbe pagare i debiti scadenti entro i dodici mesi risparmiando i costi accessori delle rateizzazioni fiscali, che sono generalmente molto alti.

Le passività correnti sono decisamente troppo alte (superano l’80% del totale passivo al bilancio al 31 dicembre 2017), e sono costituite per lo piu’ da debiti verso fornitori e debiti tributari e contributivi.

Entrambe le posizioni devono essere gestite con attenzione, in quanto un fornitore non soddisfatto potrebbe promuovere delle iniziative presso il tribunale per veder soddisfatto il suo credito, come l’Agenzia delle Entrate potrebbe – al mancato pagamento di uno specifico numero di rate delle rateizzazioni concordate – procedere con il pignoramento conto terzi dei beni aziendali e della liquidità presente sul conto corrente.

È essenziale quindi gestire in modo preciso e oculato sia la liquidità, che il cosiddetto capitale circolante (crediti e debiti a breve termine).

Capitolo 16 – L’analisi del Conto Economico

Per quanto riguarda l’analisi del conto economico, si evidenzia innanzitutto un incremento del fatturato del 18,47% dal 2016 al 2017.

Tra i costi variabili di produzione sono stati considerati in particolare i carburanti, i pedaggi autostradali, e i costi direttamente correlati all’erogazione dei servizi oggetto dell’attività.

Si ritiene utile precisare che fino all’esercizio 2017 gli pneumatici sono stati capitalizzati quali investimenti a lungo termine nell’attivo (voce immobilizzazioni) per non gravare eccessivamente sul conto economico.

Questa valutazione e classificazione dei costi, non coerente con i principi contabili nazionali, ha avuto l’effetto di sovrastimare i risultati economici conseguiti, ripartendo nei cinque anni successivi costi che in realtà erano di competenza nell’anno di sostenimento della spesa.

Proseguendo nella lettura del conto economico, si considerano man mano i costi fissi di produzione (che comprende principalmente il costo del lavoro e il costo per i leasing), fino ad arrivare agli ammortamenti.

Il margine operativo è estremamente basso, anche se forse in leggero miglioramento; tuttavia questo dato indica come è assolutamente necessario intervenire per recuperare redditività, in quanto ad oggi i ricavi sono insufficienti per coprire tutti i costi.

Come strategia di brevissimo periodo, è consigliabile approfondire la struttura dei costi.

Innanzitutto, nel conto economico non è stato rilevato il costo del lavoro dei familiari/titolari, come del costo dei locali dove la società esercita la propria attività, portando a sottostimare i costi necessari per il conseguimento dei ricavi.

In questo caso è quindi consigliabile approfondire l’analisi, in modo da conteggiare tutti i costi necessari per l’erogazione dei servizi offerti alla clientela e determinare quindi la tariffa chilometrica corretta al di sopra della quale si ha la garanzia di coprire tutti i costi (compresi i suddetti non rilevati in contabilità) e di conseguire un profitto.

Naturalmente, è opportuno approfondire anche gli altri costi di esercizio rilevati in contabilità, per valutare se è possibile ridurli e/o ottimizzarli: azioni di questo tipo danno risultati immediati, e indirettamente concorrono a ridurre anche i debiti futuri. 

Come strategia a medio-lungo termine è consigliabile rivedere il sistema di offerta e aumentare progressivamente le tariffe praticate (anche affiancando servizi a più alto valore aggiunto), procedendo a piccoli tentativi e misurando man mano i risultati.

Continuando con l’analisi del conto economico emergono limitati costi finanziari, un’altissima incidenza dei costi/proventi non operativi e di natura straordinaria, che hanno in parte migliorato il risultato economico del 2016 e del 2017.

Capitolo 17 – Il rendiconto finanziario

Qui trovi il Rendiconto finanziario che ho predisposto sulla base delle situazioni contabili fornite dal commercialista.

Senza entrare eccessivamente nel dettaglio, puoi vedere come il flusso finanziario della gestione operativa (A) sia pari ad (meno) € 30.640.

Ciò significa che l’attività operativa nel 2017 ha assorbito liquidità invece che generarne, e ormai sappiamo che ciò è dovuto sia da un problema legati ai costi, che un allungamento dei termini di incasso dei crediti commerciali.

Anche il flusso finanziato dell’attività da investimento (B), pari ad (meno) € 111.712 è negativo, in gran parte a causa del prelevamento soci classificato tra le immobilizzazioni finanziarie.

Il flusso finanziario dell’attività di finanziamento (C) è anch’esso negativo, anche se per un importo irrisorio.

Tutto considerato, l’azienda ha “bruciato” liquidità per un importo complessivo pari ad € 148.046, che corrisponde anche alla differenza dei saldi contabili delle disponibilità liquidite (cassa e banca) tra il 1° gennaio 2017 e il 31 dicembre 2017.

Capitolo 18 – Gli indici di bilancio

Qui trovi poi un piccolo cruscotto dei maggiori indici di bilancio che ho calcolato dopo aver effettuato la classificazione degli schemi contabili.

Preciso che non può esistere un cruscotto ottimale di indici uguale per tutti, e anche per la stessa azienda l’utilità di un indice rispetto ad un altro cambia nel tempo.

Infine, non farti fuorviare dalle soglie che vedi sotto (minore/maggiore di x%): costituiscono delle mere indicazioni di massima, che comunque devono essere valutate e contestualizzate a seconda della situazione specifica, della struttura dei costi, del modello di business, degli obiettivi aziendali, etc…

Detto questo, proviamo a fare qualche ragionamento assieme.

Il grado di autonomia finanziaria indica l’incidenza del patrimonio netto, o capitale proprio, in rapporto al capitale investito.

In questo caso è particolarmente basso (circa il 15% in riferimento all’ultimo bilancio approvato), e quindi l’impresa è pesantemente sottocapitalizzata, soprattutto per l’incapacità di generare costantemente utili: evidentemente sarà sempre piu’ difficile avere il sostegno del settore bancario e gestire la situazione debitoria.

Il grado di elasticità degli impieghi, ossia il rapporto tra crediti a breve termine e capitale investito è sì superiore al 50%, ma abbiamo visto che per la maggior parte è composto di crediti commerciali, in parte difficilmente riscuotibili. È quindi un dato che non si deve considerare necessariamente positivo.

L’incidenza dei debiti a breve termine sul capitale investito, pari all’80% in riferimento all’ultimo bilancio investito, merita un’attenzione particolare, di cui abbiamo già parlato in precedenza.

Il ciclo monetario netto è in peggioramento, soprattutto per l’aumento dei giorni di incasso sui crediti commerciali, di cui abbiamo già avuto modo di parlare, e che necessitano di interventi immediati.  

Gli indici di redditività (ROI e ROE) sono negativi, e confermano le intuizioni già espresse nell’analisi del conto economico, anche se il fatturato è in tendenziale aumento.

Capitolo 19 – Diagnosi e possibili strategie di risanamento

La società ha perso redditività da qualche anno a questa parte: infatti gli ultimi bilanci sono stati chiusi in perdita o con un utile molto basso se rapportato al fatturato; inoltre, non sono stati conteggiati i costi “occulti”, in primis il lavoro dei titolari/soci e il costo (seppur teorico) della struttura dove ha sede la società.

Entrambi non compaiono in bilancio, ma devono essere considerati per determinare correttamente il costo di produzione per chilometro percorso e proporre un sistema di offerta al mercato economicamente sostenibile.

Il protrarsi negli ultimi anni di questa situazione sta causando un pericoloso disequilibrio nella situazione finanziaria: crediti e debiti commerciali aumentano parallelamente al fatturato, ma mentre i primi sono incerti nell’incasso, il mancato rispetto dei pagamenti, soprattutto quelli commerciali e tributari, può mettere in precaria situazione la società.

Di seguito riepilogo brevemente le strategie per il risanamento economico e finanziario della società che sono già state commentate e analizzate nei paragrafi che precedono.

 

  • Rilevazione dei costi occulti (affitti, compenso amministratore)
  • Eventuale riduzione e/o ottimizzazione della struttura dei costi
  • Determinazione dell’esatto costo industriale per chilometro percorso
  • Ristrutturazione del sistema di offerta e conseguente aumento dei margini
  • Analisi approfondita dei crediti e loro monetizzazione e/o stralcio
  • Analisi della situazione debitoria e eventuale consolidamento.

 Le suddette strategie devono essere attentamente valutate e cautamente attuate; il processo di risanamento economico e finanziario non è tale da avverarsi in poche settimane o mesi, ma è necessario intervenire subito e monitorare costantemente l’effetto dei rimedi proposti nei bilanci successivi.

E questo e’ solo un piccolo assaggio…

Ho voluto condividere con te un esempio pratico di come i numeri di bilancio possano confessare tantissimo sul modello di business di un’impresa e sulla sua situazione economica, patrimoniale e finanziaria. 

Un piccolo assaggio di quello che troverai nel libro “Il Bilancio confessa!”

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INFORMAZIONI SULL’AUTRICE

Sono Assunta Incarnato,

ex Dottore Commercialista e Consulente specializzata in Strategia aziendale.

Nella mia pluriennale esperienza professionale ho collaborato con numerosi studi professionali e supportato moltissime imprese, dal piccolo artigiano al ristoratore, alla SPA che fattura milioni di Euro. 

Gestisco da anni il blog www.incarnato.consulting, dove pubblico ogni settimana articoli e risorse per imprenditori che vogliono gestire consapevolmente la propria azienda e ottenere risultati misurabili.

Ho scritto di Strategia Aziendale per riviste di settore, come il Commercialista Veneto e il Commercialista Telematico. 

Sono stata Presidente della Commissione Studi dell’Unione Giovane Dottori Commercialisti di Bolzano e componente della Commissione di studio nazionale in tema di “Controllo di gestione, cultura d’impresa e imprenditorialità”.

“Se torturi i numeri abbastanza a lungo,

confesserano qualsiasi cosa”.

Gregg Easterbrook

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