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Lucrare sull’ignoranza delle persone fa gola a molti.
E purtroppo le persone imparano la lezione solo dopo aver buttato migliaia di Euro in consulenze di “strategia fiscale”…
… senza aver avuto nessun beneficio, anzi avendo – senza essersene accorti – aggravato la situazione finanziaria della propria impresa.
Questa è la storia di Antonio, un imprenditore che ho aiutato circa un anno fa.
Antonio gestisce un negozio di elettrodomestici a Bologna.
La sua è un’impresa di famiglia: con Antonio lavora il padre, lo zio, una decina di ragazzi, gli affari sembrano andare bene ma… i soldi in cassa non bastano mai.
Antonio non ha mai imparato a leggere il bilancio della propria impresa: tutti quei numeri lo confondono, e comunque il commercialista lo rassicura che va tutto bene.
Tutto bene… un corno!
Antonio vede solo il conto corrente che arranca e quei maledetti F24 che deve pagare – non capisce mai perché – qualsiasi cosa accada.
Insomma, ogni mese, una salasso.
Ti suona familiare? Immagino di si.
Antonio un giorno, scorrendo i social, vede la pubblicità di una società di consulenza specializzata in risparmio fiscale.
Nella pubblicità c’è scritto che anche lui può disfarsi del socio occulto che incassa e non lavora, ossia lo Stato, e risparmiare migliaia di Euro ogni anno in tasse.
Ad Antonio non sembra vero: finalmente quello di cui ha bisogno per risanare le casse della sua impresa!
Chiede la consulenza. Paga la fattura. € 5.000.
Sono tanti, ma il suo nuovo consulente lo rassicura: non è un costo ma un investimento che si pagherà da solo, dato che alla fine dell’anno risparmierà un importo ben maggiore sugli F24.
Per questo gli da una lista di “strategie fiscali” che Antonio applica alla lettera.
Paga i suoi collaboratori in parte sia con rimborsi chilometrici esentasse che con buoni pasto, deduce le vacanze estive come spese di viaggio, e – già che c’è – inserisce tra i costi generali anche qualche costo privato… Tanto, chi vuoi che se ne accorga!
Intanto però il conto corrente si prosciuga sempre più velocemente … ma Antonio rimane fiducioso, perché le maggiori spese di oggi verranno compensate dai minori F24, no?
Dopo sei mesi, l’amara sorpresa.
Il suo commercialista lo convoca in ufficio.
“Antonio, stavo controllando il bilancio, e ho visto che i costi fissi e generali sono notevolmente aumentati.
Molti costi peraltro non sono strettamente inerenti alla gestione dell’azienda e quindi non deducibili.
Mi riferisco in particolare alle vacanze estive, l’abbonamento in palestra dei ragazzi e forse anche a questi rimborsi chilometrici un po’ sospetti. Cosa succede?”
“Aspetta… Come costi non deducibili? Ma li ho pagati col conto corrente dell’azienda!”
“Si, certamente… ma le vacanze mica te deve pagare l’azienda!
Quello non è un costo di viaggio, ma un acquisto privato che possiamo registrare solo come prelevamento utili futuri: mica sei andato da un cliente o da un fornitore, ma in un hotel 4 stelle in Toscana per una settimana, e con tutta la famiglia!
Peraltro, la tua impresa non sta generando utili sufficienti per compensare i prelevamenti utili futuri costituiti da tutti questi acquisti privati, o comunque “sospetti”.
Quindi le opzioni sono due:
OPZIONE 1: Restituisci all’azienda l’eccedenza, ossia dal tuo conto personale devi fare un versamento sul conto corrente aziendale, entro la fine dell’anno, ossia tra due mesi.
Ho fatto due conti, e considerando che la società non ha generato molti utili, siamo gia’ intorno ai cinquantamila Euro… Ce la fai? Oppure
OPZIONE 2: tu sei il titolare dell’azienda, e responsabile di cio’ che viene indicato nella dichiarazioni dei redditi. Posso dedurre questi pagamenti come costi, ma anche guardando solo la dichiarazione, è abbastanza evidente che c’è qualcosa che non va.
Aspettati quindi un controllo fiscale entro i prossimi cinque anni. Incrociamo le dita, speriamo bene…
Cosa vuoi fare? Io ti ho avvisato.
Questo è quello che è successo ad Antonio.
Come è finita?
Innanzitutto, basta fantomatiche “strategie fiscali” di dubbia efficacia (e legalità), che non solo non hanno risolto il problema della bassa liquidità (anzi, lo hanno aggravato), ma hanno pure aumentato drasticamente il rischio di un controllo fiscale.
Io e Antonio abbiamo invece analizzato approfonditamente il bilancio, ossia la situazione economica, patrimoniale e finanziaria della sua impresa e indovina un po’?
Le cause che erodevano il saldo del conto corrente aziendale non avevano nulla che fare con gli F24 (ma con l’aumento dei costi di acquisto, la poco efficace gestione del magazzino e del personale, e il mancato controllo dei costi amministrativi e generali).
In soli sei mesi, siamo riusciti a mettere l’azienda di Antonio sui giusti binari e ora prospera che è una meraviglia. Nonostante gli F24!
Tre lezioni da imparare (GRATIS – Antonio ha pagato per tutti):
- Le tasse in Italia sono alte. Vero. Ma non sono sempre la reale causa dei problemi della tua impresa.
- Un’azienda è un sistema complesso: è un attimo sistemare qui, e creare una voragine là. (Antonio pensava di risolvere i problemi di liquidità riducendo gli F24, e invece li ha aggravati).
- Gli unici professionisti che dovresti consultare per aiutarti nella crescita della tua impresa devono essere almeno laureati in economia e, quando si parla di imposte e tasse, essere Dottori Commercialisti. In fondo, ti faresti operare al cuore da un panettiere? Spero di no.
- Ma non solo per questo: I Dottori commercialisti, essendo professionisti obbligati all’iscrizione del relativo albo, sono obbligati anche ad avere un’assicurazione professionale che garantisce la bonta’ delle proprie consulenze. Approfondisco l’argomento in questo post.