Michela e Jeff sono amici per la pelle.
Frequentano la stessa scuola. Stanno in classe assieme, vicini di banco.
Entrambi vanno meglio rispetto alla media degli altri studenti, e quando parlano hanno gli occhi colmi di sogni per un futuro che sembra radioso per entrambi.
Ma poi, come spesso succede anche tra le migliori coppie, le loro strade si separano. Nessuno sa più nulla dell’altro per molto, molto tempo…
Ma il destino e’ complice… si rincontrano circa 20 anni dopo.
E sì, ritrovano quel legame dell’adolescenza. Inoltre hanno entrambi una bella famiglia e, scoprono, hanno lavorato per un periodo nella stessa azienda dopo la laurea!
Sono simili, ancora oggi per molti aspetti. Tranne un piccolo dettaglio.
Jeff è ultramilionario: ha fondato la sua azienda che oggi è il più grande marketplace del mondo.
Anche Michela era stata in grado di guadagnare un’enorme somma di denaro sette anni prima.
Ma oggi Michela è praticamente sul lastrico.
Che cosa ha fatto la differenza?
Ecco qual è la “sottile” linea d’ombra che separa il successo dal fallimento
Ok, a questo punto forse l’hai capito anche tu. La storia dei due amici è inventata.
Ma Jeff e Michela, che non si sono mai incontrati e non hanno nulla a che fare, ma in realtà ESISTONO DAVVERO (e probabilmente hai anche capito quanto meno chi è questo fantomatico Jeff 😊).
Il motivo per cui mi sono inventato questa storiella all’inizio era per far passare in modo più efficace il concetto di cui volevo parlarti in questo articolo e di cui torno subito a parlarti.
Riprendiamo la domanda di prima: cosa ha fatto davvero la differenza?
Chi mi conosce da vicino, chi mi segue da un po’ sui miei canali social, chi è mio cliente, sa perfettamente che la domanda che mi ha ossessionato per tanti anni di carriera professionale è stata:
Qual è l’elemento FONDAMENTALE che distingue
un’azienda di successo da una che fallisce miseramente?
Cosa fa DAVVERO la differenza?
Ora, dopo tanti anni di studio, tanta esperienza sul campo, dopo essere stata testimone di tanti successi e fallimenti, ho finalmente la risposta a questa domanda.
La differenza la fa la MENTALITÀ dell’imprenditore.
Mi spiego meglio.
In giro ci sono un sacco di “falsi” imprenditori con una partita IVA.
Sono “falsi” perchè esser bravi nel proprio lavoro non fa di te necessariamente un imprenditore:
- Se sei un ristoratore, NON stai facendo il mestiere dell’ imprenditore SE sei bravo solo a cucinare.
- Se sei un commerciante, NON stai facendo il mestiere dell’ imprenditore SE sei bravo solo dietro la cassa a vendere.
- Se sei un ingegnere, NON stai facendo il mestiere dell’ imprenditore SE sei bravo solo a far progetti.
Non sei un imprenditore, ma un dipendente di te stesso con una partita IVA.
Ma allora, qual e’ il mestiere di un imprenditore?
- Un imprenditore organizza.
- Un imprenditore organizza risorse, mezzi, persone, con un unico scopo: far crescere la propria attività.
- Un imprenditore fa crescere l’attività mese dopo mese, anno dopo anno, non a chiacchiere, ma NUMERI alla mano.
E per far questo ha bisogno di una strategia.
Non ci sono scappatoie, non ci sono stratagemmi, non ci sono “trucchetti”.
Puoi raccontartela, puoi illuderti, puoi credere alle persone che ti battono sulla spalla e che ti rassicurano che andrà tutto bene. Non è cosi.
Se non mi credi, credi alla VERA storia di Michela.
La VERA storia di Michela: da donna milionaria a disoccupata e al verde
La storia di Michela (il personaggio vero del mio “romanzo” iniziale) sta facendo il giro del web in questi giorni.
Michela è una ex concorrente della trasmissione “Chi vuol esser milionario?”.
Sette anni fa riuscì nell’ardua impresa di rispondere alle fatidiche quindici domande e portarsi a casa il montepremi.
UN MILIONE DI EURO.
Un milione di Euro sono – per tanti – il sogno di una vita. Un sacco di soldi. Quella somma a Michela è stata liquidata dopo sei mesi. Dopo essersi comprata una villetta e fatto qualche regalo a qualche parente, ha deciso di aprire un’attività tutta sua, un bar-gelateria.Un bar-gelateria che però, a quanto dice Michela, non ha avuto molta fortuna.
“La crisi ci ha messo in ginocchio ora io e mio marito siamo disoccupati. Riusciamo a fare una vita dignitosa solo grazie al gruzzoletto tenuto da parte, altrimenti chi ci avrebbe aiutati?”
La storia di Michela dimostra ancora una volta quello che è un concetto che ripeto sempre, a chi mi legge e chi è mio cliente.
Nel fare impresa la fortuna non c’entra proprio nulla, come non c’entra nulla la crisi.
Serve, come dicevo, la mentalità. Serve imparare:
- come si gestisce DAVVERO un’impresa;
- come organizzare i collaboratori;
- scegliere i fornitori;
- come fare Joint Ventures;
- capire a chi vendere;
- come individuare correttamente i concorrenti;
- come conoscere bene il contesto nel quale si opera;
E tutto questo, numeri alla mano.
Si, perchè se non sai leggere i numeri della tua impresa, non sai leggere il tuo bilancio, non sai cosa sia un budget, non sai cosa vuol dire pianificare strategie, non sai cosa sia un cruscotto di KPI……
Non puoi sapere se la tua azienda sta andando nella giusta direzione o meno.
Questa è strategia aziendale, e questo è il mio metodo di lavoro.
Michela pensava forse che sarebbe bastato avere un gruzzoletto da parte, aprire la serranda, e il successo sarebbe arrivato da solo. Aveva evidentemente torto.
Ma vediamo invece chi ha avuto invece ragione: il “suo amico”, Jeff, che nel mondo vero è quanto di più lontano possa esserci da Michela come mentalità e che forse avrai capito già chi è in realtà.
La vera storia di Jeff, il fondatore di Amazon, e di come la mentalità può fare la differenza nel tuo business.
Lui è Jeff Bezos, fondatore, presidente e amministratore delegato di Amazon.com.
L’avventura di Jeff è cominciata nel 1994, quando ha lasciato il suo lavoro ben remunerato per fondare Cadabra.com (poi Amazon) nel garage di casa sua.
Secondo il BUSINESS PLAN del progetto, la società non avrebbe realizzato profitto per almeno i primi 4-5 anni. Dopo solo tre anni, nel 1997, Amazon è stata quotata in borsa, e il resto è storia.
(NB: Jeff, che sapeva il fatto suo, non ha “solo” alzato la serranda. Non ha avuto paura. Non si è fatto scoraggiare e non ha dato la colpa agli investitori cattivi, o alle tasse, o allo Stato. No. Si è messo a fare invece un business plan.)
Conclusione: cosa ci insegna la storia di Jeff e Michela?
In tanti oggi in Italia attribuiscono ad Amazon la colpa di tutte le loro sventure imprenditoriali. Ma guarda caso, quando sento parlare questi “geni imprenditoriali”, scopro dopo poche battute che non sanno cosa sia un business plan, e naturalmente non ne hanno uno.
E il Business Plan è la BASE di qualsiasi impresa (compresa quella di Amazon).
Il piano strategico che, dopo aver approfondito il tuo modello di business, traccia esattamente cosa devi fare e come, e quali risultati dovresti aspettarti.
Ti parlo di business plan qui, perché è in sostanza, la ATTUAZIONE PRATICA della STRATEGIA, ma tutto questo parte dalla MENTALITÀ CORRETTA.
Non sai cosa sia davvero un business plan? A maggior ragione, non sai come prepararlo?
Nessuno te lo ha insegnato, lo capisco.
Ma questa non può essere una scusa o una giustificazione per cullarsi nella mediocrità, alzare le spallucce e continuare a fare impresa come se niente fosse.
“La colpa è delle tasse cattive!”
“La colpa è della commercialista che non mi fa capire niente!” (su questo io, commercialista, ti dò ragione. Ma non è un buon motivo per NON fare niente per cambiare le cose!)
“La colpa è dello Stato che ci strozza, i fornitori in ritardo, i clienti che non pagano, i collaboratori incapaci…”
Vedi?
È QUESTA, la mentalità sbagliata.
Sei destinato a fare la stessa fine di Michela, e a incolpare Amazon (o la crisi) per le tue disgrazie.
Morale della favola? La mentalità te la costruisci, giorno dopo giorno, seguendo gli esempi giusti e lavorando prendendoti le tue responsabilità.
Ma nessuno te la potrà insegnare, o fornire. Quella la si fa col tempo.
Ma c’è una cosa che puoi fare subito invece.
Quello che puoi fare SUBITO è farti aiutare da chi conosce e sa maneggiare gli strumenti importanti, come il business plan, e che ti può insegnare a sua volta come utilizzarlo al meglio.
Jeff in tre anni ha quotato la sua società in borsa.
E tu dove sarai tra tre anni?
Intanto puoi contattarmi da qui, che cominciamo a metterci subito al lavoro.