Come decidere quante tasse pagare, con mesi di anticipo, e vivere tranquillo…

da | Bilancio

In Italia le tasse sono troppo alte.

Concordo appieno.

Fare impresa in Italia sta diventando davvero un atto eroico.

Me ne rendo conto soprattutto in estate, quando arriva il momento di pagare le odiate tasse.

Leggo di imprenditori che, quando ricevono il famigerato Mod.F24 dal proprio commercialista, cascano dalle nuvole, prendono coscienza del fatto che ancora una volta sarà un bagno di sangue, imprecano almeno tutti i santi del paradiso in ordine alfabetico e cercano di risolvere il problema pensando che le uniche opzioni possibili possano essere:
 

  • Andare in banca, sperare che il direttore capisca la situazione e conceda un pò di credito.
  • Sacrificare un pò di liquidità aziendale che potrebbe essere destinata a ben altro e pagare, pur di stare tranquilli.
  • Non pagare (per disobbedienza fiscale, o purtroppo perché proprio non si può…) e attendere la lettera bianca dell’Agenzia delle Entrate e poi quella verde di Equitalia.

Ma davvero sono queste le uniche opzioni possibili?

Io credo di no.

In questo articolo ti spiego come pianifico con i miei clienti OGGI le tasse da pagare IL PROSSIMO ANNO, in modo da evitare loro frustrazione, notti insonni e sorprese sgradite. Si perché le cosiddette tasse, così come qualsiasi altro costo, progetto o strategia aziendale, possono essere calcolate in anticipo ed eventualmente ridotte con alcuni semplici accorgimenti fiscalmente leciti (le bizzarrie fiscali le lascio ad altri).

In questo modo lavoro più tranquilla io, ma soprattutto i miei clienti, che così si possono concentrare su quello che veramente conta.

Pronto? Cominciamo!

PREMESSA

Una breve ma doverosa premessa.

Con il termine tasse si intende, nel linguaggio comune, tutto quello che dobbiamo versare allo Stato, senza alcuna distinzione.

In realtà, per cominciare a capirci qualcosa, bisogna distinguere tra:  

  • Tasse: sono il corrispettivo pagato per usufruire di un servizio erogato da un ente pubblico, chiesto espressamente dal cittadino.  Un classico esempio è il ticket sanitario. Se un cittadino va in ospedale e richiede una visita, deve pagare un ticket, che copre parzialmente i costi per l’erogazione di quel servizio/visita (se la struttura fosse privata generalmente si pagherebbe un prezzo più alto).
  • Contributi: sono somme di denaro dovute da determinati soggetti che hanno vantaggio, ora o in futuro, di determinati servizi pubblici anche se non richiesti. Un esempio classico sono i contributi INPS, dovuti in quanto essi garantiscono (o meglio dovrebbero garantire, ma questa è un’altra storia) una pensione al raggiungimento di determinate condizioni.
  • Imposte: è la cifra che ogni contribuente deve versare allo stato anche se non correlata ad una specifica prestazione.Si dividono in imposte dirette, dovute dal contribuente per il solo fatto di conseguire un reddito (es. IRPEF; IRES, impropriamente IRAP), ed imposte indirette, dovute dal contribuente per il fatto che spende tale reddito (es. IVA).  

Una precisazione per quanto riguarda l’IVA.

Molti imprenditori la ritengono una tassa sulla loro attività, ma in realtà non lo è.

É un’imposta indiretta dovuta dall’acquirente, ossia chi acquista! L’imprenditore ha solo il compito di calcolarla (=metterla in fattura), incassarla per conto dello Stato e poi versarla: praticamente gli fa da esattore!

Anzi, gli imprenditori “giusti”, utilizzano il meccanismo dell’IVA per finanziare la loro attività, approfittando del periodo di tempo che intercorre tra l’incasso dell’imposta da parte del cliente e il suo versamento.  

COME STIMARE LE PROPRIE IMPOSTE CON MESI DI ANTICIPO

SIMULARE IL PROPRIO CONTO ECONOMICO

Ci tengo sempre che i miei clienti abbiano la contabilità aggiornata mese per mese, a prescindere dal regime fiscale adottato, perchè altrimenti non si riesce davvero a monitorare nulla.

Si lavora nel caos e nella confusione, e ciò a lungo andare danneggia l’azienda.

  • Periodicamente richiedo al commercialista il conto economico e verifico velocemente che sia stato contabilizzato tutto. Non devono mancare fatture di acquisto (soprattutto di rilevante importo), controllo che siano stati rilevati i canoni di affitto, etc… sostanzialmente verifico che la contabilità sia completa e in ordine.
  • Aggiusto” le voci di costo/ricavo su base annuale. Per quanto riguarda i ricavi e i costi di produzione, stimo l’ammontare del ricavo/costo su base annua, in modo da avere una simulazione relativamente precisa di quella che potrebbe essere la situazione a fine anno. Analizzo poi il conto economico dell’anno precedente e aggiungo i costi che si devono ancora manifestare, come ad esempio i costi sospesi per i dipendenti (premi INAIL), gli ammortamenti, etc…
  • In questo modo ottengo una “simulazione” di conto economico, che analizzo approfonditamente con l’imprenditore mio cliente. Può infatti succedere che siano necessarie alcune correzioni rispetto a quanto simulato, ad es. si ipotizzano maggiori ricavi rispetto al previsto di cui bisogna tenere conto, oppure si effettueranno grossi investimenti.  

CALCOLARE LA BASE IMPONIBILE

A questo punto calcolo una stima della base imponibile sulla quale verranno determinate le imposte.

All’utile risultante dal conto economico effettuo specifiche “rettifiche” relativamente ad eventuali costi non deducibili, ricavi non tassati, agevolazioni spettanti, etc…

Pongo particolare attenzione ai costi non deducibili, perchè spesso sono costituiti da costi inerenti all’attività, ma non adeguatamente documentati (ad es. perchè la fattura relativa all’acquisto è stata smarrita o non è pervenuta).

Potrebbe allora essere davvero semplice rimediare, controllando nuovamente le fatture arrivate via mail e stampare quanto serve, o  chiamando il fornitore e chiedere spiegazioni.  

CALCOLARE LE IMPOSTE E I CONTRIBUTI DA PAGARE

Una volta stimata la base imponibile, è semplice calcolare le imposte da pagare e i contributi INPS dovuti.

Consegno all’imprenditore una copia del lavoro fatto assieme che costituisce una vera e propria “linea guida”.

Se ci sono degli imprevisti, costi inaspettati o commesse terminate prima del previsto, io e il mio cliente rivediamo assieme il lavoro fatto. Altrimenti, egli sa già quante imposte pagare con ben più di sei mesi di anticipo!  

ATTENZIONE!

Voglio metterti in guardia da alcuni comportamenti usuali ma scorretti, se non addirittura illeciti.

Tanti imprenditori pensano di risolvere il problema delle imposte da pagare modificando a proprio piacimento  alcuni dati contabili, ad es.  il valore delle rimanenze di magazzino a fine anno o calcolando gli ammortamenti in modo più o meno creativo.  

É SBAGLIATO.

E RISCHI DI PASSARE UN MARE DI GUAI.

So che è una prassi diffusa.

Forse anche tu, quando ricevi il bilancio definitivo e scopri le imposte che dovrai pagare, potresti essere tentato dal chiamare il tuo commercialista e chiedergli di trovare una soluzione.

Ormai è troppo tardi.

Il bilancio rappresenta la situazione al 31 dicembre dell’anno precedente, quindi ormai  

“le jeux sont fait! – i giochi sono fatti – nessun altra puntata signori”

 Tante visite a sorpresa da parte della Guardia di Finanza, tante richieste di chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate, nascono proprio qui. E ormai, con i numerosi controlli incrociati, non se la cava davvero più nessuno…

MA COSA PUOI FARE, ALLORA, PER RIDURRE LE IMPOSTE E DORMIRE TRANQUILLO?

Pianificare le tue tasse di consente di abbassare le imposte da pagare per tempo con altri strumenti leciti a tua disposizione.

A seconda della tua situazione specifica potresti, ad esempio:  

  • Dedurre costi che hai pagato, ma per i quali non hai ricevuto documentazione sufficiente (ne abbiamo parlato già sopra…).  
  • Stabilire un compenso amministratore (oltre che rimborso detassato per le trasferte, benefit, etc..) da formalizzare con una delibera dei soci. L’amministratore viene in sostanza pagato dalla società per il lavoro svolto (e ci mancherebbe!). Se il compenso viene pagato entro la fine dell’anno costituisce un costo deducibile per l’impresa.  
  • Stabilire un TFM, ossia un Trattamento di fine mandato a favore degli amministratori, da accantonare ogni anno e da versare in futuro. É una sorta di TFR, deducibile in capo all’impresa per competenza, ma tassato in capo all’amministratore solo al momento dell’incasso e generalmente in misura agevolata.  
  • Aumentare la deduzione spettante per l’utilizzo dell’auto da parte dei dipendenti/amministratori (dal 20% al 70%!) concedendola anche per l’utilizzo privato.  
  • Rivedere la struttura giuridica dell’impresa. Spesso un imprenditore comincia la propria attività come ditta individuale o come piccola società, spesso con la moglie e/o i fratelli.

Col passare degli anni,però, non bisogna dare per scontato che la struttura giuridica scelta all’inizio sia ancora utile allo scopo. Valutare quindi la situazione con un certo anticipo permette di prepararsi ad un eventuale conferimento, trasformazione in srl o altra operazione societaria senza dover necessariamente catapultarsi in tutta fretta dal notaio l’ultimo giorno dell’anno, col rischio di fare solo delle cavolate.  

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Semplice. Cosa devo fare e come lo devo fare. Grazie.

Johnny Baietto – imprenditore.

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