Senza ombra di dubbio il 2020, sarà uno di quegli anni che, guardandoci indietro, ci ricorderemo per tutta la vita.
Un anno difficile, per certi versi surreale, eppure maledettamente sconvolgente e letale per l’economia, oltre che per l’umanità in generale.
In questi mesi, infatti, migliaia di aziende non hanno retto il colpo e purtroppo questa tempesta improvvisa le ha abbattute per sempre.
Altre – più solide dal punto di vista finanziario – stanno riuscendo ad arginare la situazione, ma si trovano comunque in difficoltà e costrette a rivedere i propri budget previsionali.
Insomma, questi non sono certo tempi facili.
Tuttavia, se mi segui da un po’, mi avrai sentito ripetere più e più volte che il problema principale per la quasi totalità delle aziende, non è stato il Covid.
No, non sono impazzita.
Permettimi di spiegarti meglio cosa intendo.
È vero che il virus ha comportato quasi tre mesi di chiusura forzata per tante attività…
Certamente la pandemia sanitaria ha paralizzato l’economia mondiale, assestando la mazzata finale a migliaia di aziende già fragili, che dopo il lockdown non hanno più riaperto…
…e messo sotto stress tante altre, che purtroppo rischiano di fare la stessa fine da un giorno all’altro.
Non lo dico solo io: i dati ci sono, e sono allarmanti.
La CGIA Mestre (Associazione artigiani e piccole imprese) ha comunicato che quattro microimprese su dieci rischiano la chiusura definitiva proprio a causa della crisi economica.
Si tratta di imprese come bar, ristoranti, negozianti, botteghe artigiane, attività ricettive e più in generale la micro-imprenditoria che costituisce la gran parte del tessuto economico e imprenditoriale del nostro Paese.
Ma allora perché sostengo che – nonostante tutto – la pandemia c’entra fino ad un certo punto?
Perche’ – da imprenditori – a questo punto non possiamo che accettare una sacrosanta verita’, che in fondo era sotto in nostri occhi da decenni.
Il Covid ha solo reso solo piu’ evidenti tutti gli errori e i limiti già preesistenti nel modo di fare impresa, soprattutto in Italia.
In altre parole, moltissime imprese si sono ritrovate dal giorno alla notte, a dover affrontare le conseguenze economiche di un’emergenza sanitaria, avendo però un modello di business obsoleto, debole e inefficace.
Un modello di business figlio di una cultura imprenditoriale che ormai non c’è più.
Se sei figlio di imprenditori come lo sono io, sai che gestire un’attivita’ venti o trenta anni fa era tutta un’altra storia rispetto a tutto quello che comporta oggi.
I nostri genitori, o i nostri nonni gestivano aziende prospere in un mondo che oggi – purtroppo – non esiste più.
Le cose oggi funzionano diversamente.
Fare azienda oggi significa farlo in un contesto economico e sociale profondamente interconnesso anche a livello internazionale, che cambia in continuazione.
E c’è di più…
A giugno 2020 la società di consulenza Simon, Kucher & Partners ha svolto uno studio per cercare di capire come la domanda di ogni settore sta cambiando, in base alle abitudini di acquisto e alle nuove esigenze dei clienti.
Il risultato emerso dallo studio è preoccupante:
Il 58% dell’economia mondiale è in pericolo, e attualmente solo l’11% puo’ considerarsi al sicuro.
Da questo studio sono emersi quattro scenari nei quali le aziende operanti nei rispettivi settori possono identificarsi.
1° SCENARIO: AZIENDE MINACCIATE
Questo scenario include chiaramente tutte quelle imprese che a causa delle misure di blocco e dei divieti di viaggio hanno subito una forte contrazione della domanda.
Come puoi notare dal grafico, parliamo di aziende di viaggio e trasporti, ma anche gli hotel, il settore manifatturiero, logistica e spedizioni e tutte le aziende che forniscono beni o servizi non strettamente essenziali: parrucchieri, estetiste, ristoratori ecc.
In poche parole, si tratta di tutte quelle attività che hanno un modello di business che prevede prevalentemente il contatto da “uomo a uomo”, senza avere nessun’altro canale di vendita per poter fornire i propri prodotti e servizi.
In questo scenario rientra il 58% dell’economia mondiale.
Ovviamente questo e’ lo scenario peggiore dove trovarsi, ed e’ assolutamente necessario che tu agisca immediatamente.
Come?
Continua a leggere e lo scoprirai.
2° SCENARIO: AZIENDE SOPRAFFATTE
In questo scenario appartengono quelle aziende che si ritrovano a dover rispondere ai cambiamenti favorevoli della domanda.
Un esempio?
Pensa a chi vende beni di prima necessità.
Nei mesi di chiusura forzata, tutti i supermercati, mini market e negozi di alimentari hanno registrato un aumento repentino della domanda da parte dei clienti.
Ma attenzione: non è tutto oro quello che luccica.
Infatti, la sfida che devono affrontare queste aziende è quella di mantenere alta la qualità del servizio e l’esperienza del cliente.
Cosa intendo?
Immagina ad esempio un piccolo negozietto di alimentari che durante il blocco è stato letteralmente travolto da centinaia di persone, ansiose all’idea di fare spesa per settimane intere, con la paura di non poter poi uscire di casa.
Ecco, in una situazione del genere “l’esperienza del cliente” rischia di essere fortemente negativa, in quanto tante persone hanno dovuto affrontare lunghe code e lunghi tempi di attesa, oltre che qualche inevitabile disservizio, confusione, etc..
E quindi in futuro queste stesse persone potrebbero decidere di fare la spesa comodamente online oppure in un grande supermercato con un livello di servizio maggiore.
3° SCENARIO: AZIENDE SOVRACCARICHE
Rientrano tutte quelle aziende che – al contrario delle precedenti – stanno subendo un netto calo o drastici cambiamenti nella domanda da parte dei clienti.
Si tratta dei settori come il metallurgico, chimico e dei produttori di energia, gas e petrolio.
Questi settori sono fortemente influenzati dalla mobilità delle persone.
E se le persone acquistano meno beni di consumo, viaggiano di meno, hanno meno capacità di spesa o meno propensione all’acquisto, ovviamente le materie prime ne risentono.
Se quindi la tua azienda si trova in questo scenario, avere uno stretto controllo dei numeri è assolutamente indispensabile, ma potrebbe non essere sufficiente.
4° SCENARIO: AZIENDE FIORENTI
In questo scenario rientra l’11% dell’economia mondiale, e riguarda settori come il farmaceutico, dello sviluppo software, di internet e dei media.
Settori che negli ultimi mesi sono letteralmente esplosi, registrando un forte aumento della domanda, e che hanno potuto e potranno operare liberamente, indipendentemente dalle misure restrittive che si deciderà di adottare nei prossimi mesi.
Questo potrebbe sembrare lo scenario migliore in cui trovarsi….
Tuttavia, anche in questo caso potrebbero nascondersi delle insidie.
Infatti, nei prossimi mesi e anni arriveranno in questi settori tantissimi concorrenti che faranno di tutto per accaparrarsi in breve tempo, maggiori quote di mercato possibile.
“Assù, ma quindi cosa devo fare per fronteggiare questa situazione?
Se mi trovo nello scenario peggiore significa che non c’è più speranza per me e la mia azienda?”
Niente affatto.
Nonostante i dati e le ricerche, e’ assolutamente possibile fronteggiare questa situazione e uscirne meglio di prima.
Ovviamente, non voglio farti credere che sia semplice, e che e’ possibile mettere la propria azienda al sicuro dall’oggi al domani.
Semplicemente non è così.
La situazione è molto delicata.
Ma per quanto possa sembrarti strano, la soluzione esiste,
e consiste nell’analizzare e innovare
il modello di business della tua azienda.
Lo ripeto da mesi.
Solo gli imprenditori che saranno pronti ad adattarsi al cambiamento, riusciranno ad affrontare con successo questa crisi economica spaventosa, e a macinare Fatturato, Utili e Liquidità.
Sei ancora titubante?
Ecco qualche esempio di aziende che hanno deciso di abbracciare il cambiamento.
Homebeer
Homebeer è la piattaforma per la delivery della birra artigianale, fondata da due studenti romani.
In pochi minuti, è possibile ordinare e ricevere a casa tua la loro birra prodotta artigianalmente.
Come puoi immaginare, parliamo di un modello di business molto più snello rispetto ad un locale fisico come ad esempio un pub, con costi più contenuti e un mercato potenzialmente infinito da soddisfare.
WeTaxi Delivery
Se prima i Taxi venivano utilizzati dai turisti per spostarsi agevolmente nelle grandi città, ora sono utilizzati per consegnare la spesa e i beni di prima necessità.
In pratica, le consegne vengono prenotate e pagate tramite app e il ritiro avviene a bordo strada, nel pieno rispetto delle norme sulla sicurezza sanitaria.
I tassisti che stavano vivendo un periodo di crisi anche a causa di Uber, in questa maniera supportano i cittadini che potranno ricevere ciò di cui hanno bisogno a domicilio.
Ah, e indovina un po’?
Il servizio è attivo anche in questo momento, nonostante le persone possano uscire liberamente di casa e potrebbero teoricamente non aver bisogno di questo servizio.
Oppure c’è il caso di…
DEX Assemblaggi
Un’azienda specializzata in stampe 3D, che nel pieno della pandemia, ha iniziato a produrre le valvole Charlotte in grado di trasformare una maschera da snorkeling in una maschera per terapia sub-intensiva.
Queste sono solo alcune delle tante aziende che si sono adattate al cambiamento, riuscendo a soddisfare le nuove esigenze del mercato.
Ed è quello che anche tu devi assolutamente iniziare a fare, se vuoi davvero costruire un’impresa sana, solida, e anticrisi.
Perché come dice Rita McGrath, una dei massimi esperti al mondo di strategia aziendale:
“Non è vero che la stabilità è lo stato normale delle cose e il cambiamento l’anomalia, semmai il contrario: la stabilità, non il cambiamento, è lo stato più pericoloso in contesti competitivi altamente dinamici.”
Non sai da dove iniziare?
Se vuoi capirne di più e comprendere quali sono i singoli passi che un imprenditore deve intraprendere per fare business con successo nel 21° secolo, allora il mio libro è ciò che fa per te.
Fonte Mestre:
http://www.cgiamestre.com/a-rischio-default-17-milioni-di-micro-imprese/