Lo scorso sabato stavo amabilmente passeggiando con mio marito dalle parti di Canary Wharf, vicino a casa mia.
Adoro quella zona, appena posso mi piace passeggiare lungo il Tamigi, all’ombra dei grandi palazzi dove hanno sede le più grandi società di consulenza, preferibilmente nel weekend, quando non c’è il traffico umano di impiegati che vanno avanti ed indietro…
Stavo passeggiando – dicevo – quando ricevo il messaggio di Antonio, un imprenditore e lettore del mio blog da qualche mese ormai, che mi chiede:
“Assunta, scusami ti disturbo di sabato, ma vorrei chiederti un consiglio. Cosa ne pensi dei corsi per risparmiare sulle tasse?
Sai, vedo sempre più spesso la pubblicità su Facebook, e mi sto chiedendo ormai da un po’ di tempo se è ciò di cui ho davvero bisogno oppure no…”
Ho fatto un respiro profondo, poi due, poi tre. E poi ho contato fino a dieci.
Ho risposto ad Antonio di pazientare un po’ e di aspettare il mio prossimo articolo, dove avrei risposto a tutti i suoi dubbi. E, arrivata a casa, mi sono messa a scrivere.
Quindi… mettiti comodo, che cominciamo!
IMPOSTE E TASSE…FACCIAMO FINALMENTE CHIAREZZA
Imposte, tasse e contributi sono concetti molto diversi tra loro, e che i lettori del mio libro “Quello che i commercialisti non dicono” conoscono bene.
In questo articolo ti parlerò di ciò che conta davvero, cioè le IMPOSTE SUL REDDITO, ossia ciò che paghi per il fatto di conseguire un reddito, sia nel caso in cui tu sia una ditta individuale, un libero professionista, o una società.
Intendiamoci: sicuramente in Italia è molto più complesso che in altri Paesi fare impresa, e la tassazione in genere, e quella diretta in particolare, non incentiva gli affari.
Vero.
Ma detto questo, è assolutamente necessario che tu abbia le idee più chiare su questo tema, perché su tanta ignoranza, in tanti (troppi) stanno speculando.
Non ti preoccupare, nessun trattato di diritto tributario.
Per ora, ti bastano QUATTRO concetti fondamentali.
1. Le imposte sono costituite dall’importo che paghi ogni anno in base al reddito che hai realizzato nell’anno precedente. Dove trovi questo importo?
Lo trovi nella tua dichiarazione dei redditi, più precisamente:
– Nel Modello REDDITI, quadro RN, rigo RN17 (se sei una società di capitali e quindi soggetto ad IRES) o RN 26 (negli altri casi)
– Nel Modello IRAP, quadro IR, rigo IR21
È poco corretto far riferimento ai Mod. F24 che paghi in banca, e ti spiego subito perché.
Ciò che paghi è direttamente influenzato da eventuali ritenute d’acconto, da acconti di imposta che hai già versato (o che verserai per l’anno a venire), o da altri crediti d’imposta.
Sostanzialmente, rischi di cadere in errore perché una parte l’hai già pagata, o perché ciò che stai pagando in realtà è un anticipo per le imposte dovute per i prossimi anni.
Quindi, per il momento, è meglio far riferimento alla c.d. imposta “di competenza”, a prescindere da quando essa è stata o verrà pagata.
2. Il Fatturato, invece, è semplicemente la somma delle tue fatture emesse nell’anno appena chiuso per la vendita di beni e servizi. Lo trovi nel tuo bilancio, tra i ricavi.
3. Un altro parametro che ci servirà è l’Utile, cioè la differenza tra ricavi e costi. Se i ricavi sono maggiori dei costi, hai conseguito un utile. Se i ricavi sono minori dei costi, ha conseguito una perdita (ed è un problema!).
4. Ultimo concetto importante che devi conoscere: il reddito.
Il reddito, fai molta attenzione, NON è quanto hai fatturato nell’anno precedente, e non è la differenza tra ricavi e costi: su questo aspetto, tanti imprenditori si confondono.
Il reddito costituisce la base imponibile fiscale, ossia il parametro di riferimento sulla quale applicare le aliquote fiscali e determinare quindi le imposte dovute.
Anche questo dato lo trovi nella tua dichiarazione, e più precisamente nel Mod. REDDITI, quadro RN, rigo RN17 (se sei una società di capitali e quindi soggetto ad IRES) o RN 26 (negli altri casi).
Avendo chiari questi parametri, possiamo ora “costruire” TRE Kpi che ci indicheranno esattamente come stanno le cose per quanto riguarda le tasse che paghiamo.
Cominciamo con il primo.
1. IMPOSTE/Fatturato
Questo indicatore misura quante imposte sono dovute in relazione a quanto hai venduto lo scorso anno.
Questo è il parametro a cui fanno riferimento tanti imprenditori quando mi dicono:
“Assunta, ma a cosa serve investire sulla propria impresa, farla crescere e sviluppare, se tanto tutto quello che vendo se lo prende lo Stato???”
Ecco, questa è una CAZZATA.
Pensaci un attimo. E i costi non li consideri?
Questo indicatore può essere utilizzato, in modo mooolto approssimativo, da soggetti che realizzano alti fatturati ma sostengono pochi costi, soprattutto fissi (ad esempio, i liberi professionisti!).
Oppure, da imprese che hanno un modello di business per i quali i costi sono generalmente stabili rispetto all’andamento del fatturato.
Per gli altri, quindi la maggior parte degli imprenditori, questo KPI non è assolutamente indicativo. Ma continuiamo…
2. IMPOSTE/Utile
Questo indicatore mette in relazione le imposte con l’utile conseguito nell’esercizio.
Il KPI di per sé sarebbe anche corretto, ma come spesso accade, è l’uso che ne viene fatto che ne distorce il significato.
Infatti, tanti imprenditori pensano di risolvere il problema delle imposte troppo elevate vendendo in nero, o creando dei costi fittizi, in modo da far risultare dalla contabilità un utile molto basso se non una perdita.
Questa pratica, oltre ad essere illegale, è controproducente.
Hai un controllo dell’Agenzia delle Entrate un giorno sì e l’altro pure, spesso causati proprio da incongruenze contabili?
La banca ti nega un aumento di fido o un finanziamento dato che il tuo misero reddito non è in grado di dimostrare la capacità della tua impresa di generare ricchezza?
Ecco, queste sono le conseguenze a cui vai incontro quando i tuoi dati contabili sono palesemente inattendibili.
3. IMPOSTE/Reddito
Questo rapporto indica l’aliquota media di imposta effettiva, considerando i ricavi che hai realizzato, i costi che hai sostenuto, e tutte le detrazioni d’imposta che ti spettano; sostanzialmente, misura l’aliquota media di imposta.
A mio modo di vedere è l’indicatore più preciso.
Ad esempio, se l’utile che emerge dal tuo bilancio è molto più basso del tuo reddito, significa che tanti costi che sostieni sono indeducibili ai fini fiscali: questa situazione non va bene, e ti suggerisco di fare subito due chiacchiere con il tuo commercialista.
Se, invece, hai conseguito un fatturato molto alto (bene!) ma hai in bilancio troppi pochi costi, forse non li hai documentati adeguatamente.
Un esempio?
Non sai quante volte mi capita di riscontrare, quando analizzo un bilancio, la mancanza di costi che mi aspetterei di riscontrare considerato il business nel quale opera l’impresa: i costi di trasferta, il compenso amministratore, addirittura le spese bancarie! Non ci sono.
In conclusione…
Prima di fidarti di un annuncio sui social che ti promette di farti risparmiare sulle tasse grazie a tecniche a dir poco strampalate, senza aver prima compreso la tua situazione specifica, il tuo modello di business, i tuoi numeri… prendi il tuo bilancio in mano, la tua dichiarazione dei redditi, e cerca di capirne di più.
Il primo dovere di un imprenditore è conoscere i propri numeri, saper leggere il proprio bilancio, e interpretarlo correttamente per prendere decisioni consapevoli.
Ricorda… più ne sai, meno ti fregano.