Il Bilancio confessa! – Parte II

da | Bilancio

Inconfessabili segreti attendono solo di essere rivelati…
Continuiamo l’interrogatorio in questa puntata!
 
Ricapitolando.
Nel precedente articolo hai scoperto che:

  • Affinché tu sappia esattamente e numeri alla mano come stanno le cose nella tua impresa, è fondamentale imparare a leggere il bilancio della tua attività (senza diventare necessariamente il ragionier Filini 😉).
  • Nel Bilancio si nascondono Stato Patrimoniale, Conto Economico e Rendiconto Finanziario.
  • E’ meglio diffidare da chi ti propone maneggi strani nel tuo bilancio: gonfiare le rimanenze, far risultare un utile inesistente per pagare meno tasse etc.. (ma approfondiremo ancora meglio il tema) Se te lo sei perso, trovi l’articolo qui Il Bilancio confessa! – Parte I Abbiamo già parlato dello Stato Patrimoniale; oggi parliamo del Conto Economico.  

Il Conto Economico è uno schema contabile che elenca i costi e ricavi di un’impresa in un determinato periodo di tempo.

  Ma di cosa si tratta esattamente?  

COSA SONO I COSTI?

Un’impresa per produrre quello che offre sul mercato sostiene dei costi: ad esempio acquista merci e materiale di consumo, servizi come consulenze, energia elettrica, gas, spese telefoniche, paga l’affitto per i locali dell’azienda, sostiene costi per dipendenti e collaboratori,….

Una precisazione. Nel Conto Economico vanno indicati i costi “correnti”, ossia quelli che sostieni periodicamente per l’esercizio della tua attività; nello Stato Patrimoniale, invece, forse ricorderai che vanno inseriti i costi relativi a investimenti destinati invece a rimanere più a lungo in azienda, come macchinari ed impianti.  

COSA SONO I RICAVI?

I ricavi sono invece principalmente i proventi che ottieni dalla vendita dei tuoi prodotti o servizi. Molto semplice 😉  

La differenza tra Ricavi e Costi determina il Risultato Economico dell’esercizio.

Se i ricavi sono maggiori dei costi hai conseguito un UTILE D’ESERCIZIO; se, al contrario, i ricavi sono minori dei costi hai conseguito una PERDITA D’ESERCIZIO.  

IL CONTO ECONOMICO

Come anticipato, il Conto Economico riepiloga costi e ricavi, ed evidenzia alla fine il Risultato Economico d’esercizio. Ci sono diverse forme e classificazioni di Conto Economico: a scalare, a sezioni contrapposte, a valore aggiunto, etc…

Sono tutte corrette, ma ognuna di esse è particolarmente adatta ad evidenziare ció che davvero conta relativamente ad un determinato settore o tipologia di impresa.

In questo articolo ho deciso di presentarti il Conto Economico previsto dall’art. 2425 del Codice Civile, nella versione antecedente ad una piccola riforma che ci è stata l’anno scorso. È senza alcun dubbio la forma più semplice e chiara di Conto economico. Eccone un esempio.    

Questo schema è nella forma “a scalare”, che significa che vengono prima esposti i ricavi e poi detratti i costi, tutti nella stessa colonna.  

Lo schema inoltre è suddiviso in alcune aree. L’area evidenziata in giallo – chiamata Valore e costi della Produzione – riguarda la produzione e la vendita di beni e servizi che la tua impresa offre sul mercato. Per questo motivo è definita anche gestione caratteristica, perché è quella “tipica” e più rilevante all’interno di un’impresa.

Se, ad esempio, hai un negozio di calzature, tra i ricavi trovi l’ammontare delle vendite che hai realizzato in un determinato periodo di tempo, mentre invece tra i costi ci sono l’acquisto delle scarpe che hai venduto, l’acquisto di servizi di varia natura (contabilità, consulenze, utenze in genere), i costi per il pagamento dell’affitto dei locali, il costo per il personale (ad esempio le commesse che servono i tuoi clienti), etc.. (nello schema trovi anche una voce particolare, gli ammortamenti.

Ti spiegherò nel prossimo articolo di cosa si tratta….)  

È molto importante chela Differenza tra Valore e costi della Produzione sia maggiore di zero.

Se così non è, significherebbe che la tua azienda è in perdita già per il solo fatto di acquistare e vendere merce, e bisogna intervenire immediatamente! In questo caso i nodi da risolvere potrebbero essere essenzialmente due:  

1) Il tuo sistema di offerta non è adeguato rispetto ai costi. In altre parole: vendi poco e male, eccessivamente sottocosto.

2) La tua struttura dei costi va revisionata. Spendi troppo e male, o i tuoi fornitori non sono quelli adatti a te,…  

Lo ripeto: ALLARME ROSSO, INTERVENIRE IMMEDIATAMENTE.

 
Proseguendo con la lettura del Conto Economico, subito dopo il Valore e costi della Produzione trovi la Gestione finanziaria, ossia i ricavi e i costi relativi ad eventuali finanziamenti che hai chiesto e ottenuto per la tua attività.

Il saldo della gestione finanziaria generalmente è negativo, in quanto le imprese spesso utilizzano risorse finanziarie di terzi (ad esempio prestiti bancari) per finanziare la propria attività.

La parola d’ordine è: EQUILIBRIO.
O altrimenti detto, il troppo storpia 😉

Anche in questo caso, se il Conto Economico evidenzia costi finanziari eccessivi, è necessario intervenire immediatamente.

Ultima area del conto economico da considerare è la Gestione straordinaria (voce “Proventi e oneri straordinari”, in verde), che riguarda costi e ricavi eccezionali, usualmente non ricorrenti.

L’ultima riforma in materia contabile ha eliminato questa area prevedendo che eventuali costi e ricavi di natura straordinaria debbano ora essere compresi nelle aree precedenti.

Tuttavia, identificare la gestione straordinaria e isolarne i relativi costi e ricavi è di fondamentale importanza, dato che permette di “pulire” il Conto economico da eventi eccezionali che probabilmente non si verificheranno nuovamente.

Nell’esempio, infatti, puoi vedere come i proventi straordinari ammontano a ben 36.152 Euro, che da soli costituiscono più del 77% dell’utile (Euro 46.863)!
Insomma, quest’anno è andata bene, ma il prossimo?
 
Prima del Risultato d’esercizio trovi le imposte di esercizio, che sono quelle che il tuo commercialista determina compilando la dichiarazione dei redditi e che poi mette in Bilancio.

Le imposte sono calcolate sul Risultato d’esercizio, rettificato però da alcune voci che la normativa fiscale non considera rilevanti (i cosiddetti, o meglio famigerati, costi non deducibili).
 
Apro una piccola parentesi.
L’obiettivo di tanti imprenditori (spesso consigliati male dai propri consulenti) è risparmiare sulle tasse e nient’altro. Sbagliato.
Le tasse in Italia sono un fardello. Vero. Verissimo.

Ma non è pensabile ottimizzare il carico (o meglio, sovraccarico) fiscale a fine anno, a bilancio chiuso, quando i giochi ormai sono fatti!

 
È un approccio molto poco intelligente.

I maneggi dell’ultimo minuto sono spesso più che evidenti a chi il bilancio lo sa leggere, e sicuramente sono evidenti all’Agenzia delle Entrate, che attraverso i dati del bilancio, della dichiarazione dei redditi e in genere dell’Anagrafe tributaria è in grado di “incrociare i dati” e accorgersi di situazioni “anomale”.

E che presto ti scriverà una bella letterina per chiedere chiarimenti.
 
Ma approfondiremo ulteriormente questo tema nel prossimo articolo.
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Johnny Baietto – imprenditore.

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